lunedì 30 aprile 2012

Anche nel nulla, in definitiva, c'è qualcosa

Per una fortuita circostanza, mi sono oggi imbattutto in questo spazio desolato, aperto non ricordo nemmeno quando in risposta a un meccanico riflesso conservativo: splinder chiudeva e un gentile messaggio suggeriva una certa procedura per esportare i contenuti del proprio blog su questa piattaforma.
Per quanto titolare di un blog splinderiano assolutamente "in sonno" da ormai molti anni, mi risolsi comunque a (provare a) salvarne i contenuti, per quanto di discutibile valore. Essendo però all thumbs, va da sè che non riuscii nell'impresa. L'esito del mio tentativo fu infatti quello di ritrovare il vecchio titolo del blog a presidiare il nulla di un nuovo spazio, questo. A  questo punto, i pochi avventori dei miei vecchi Contos su splinder - per lo più gentaccia, va detto, che non farebbero entrare neanche nei peggiori bar di Caracas - non avrebbero perso occasione per dire che tra il rarefatto vuoto di Contos Blogspot e il poco o niente della vecchia bodeguita dei Contos la differenza in fondo è pressoché inesistente. E per quanto si tratti di animacce che venderebbero la madre per una battuta, non posso dar loro del tutto torto.
Anche per questo non stetti a spremer lacrime per la definitiva dipartita dall'universo internettiano delle storiucole digitate tra (se non ricordo male) il 2005 e (forse) il 2008, oltretutto con andamento a dire poco astenico (che stitico, scriverebbe una mia amica "scrittora" che sbarca il lunario facendo il medico, "non fa per niente fine, si sa").
Com'è come non è, in un amen mi dimenticai del tutto di essere in ogni caso titolare di questo nuovo quartierino. Fino appunto alla casualissima combinazione che, oggi, a fronte del "giorgioflavio.blogspot" materializzatosi improvvisamente davanti ai miei occhi nel corso della ricerchina di una vecchia recensione,  mi ha fatto esclamare: "Oh poffarbacco! (io esclamo sempre "oh poffarbacco!" quando mi imbatto in qualcosa di sorprendente), e questo di grazia cosa è mai? (anche "di grazia" lo dico spesso, nel vano tentativo di apparire una personcina fine...)".
Così mi son risolto a curiosare in questo spazio intonso, pieno di un siderale nulla. Ma, nelle pieghe del niente, è fuggevolmente balenato il ricordo del qualcosa che avrebbe dovuto esserci, se la mia conclamata inettitudine non lo avesse impedito. E un ricordo - per quanto da poco - è pur sempre un ricordo: qualcosa che vale, perché è intrinsecamente "noi". Eh sì, perché aveva il suo bel dire, il Grande Bardo, con la faccenda che noi si è fatti della stessa materia di cui sono fatti i sogni, il che è pure indubitabilmente vero. Ma non è certo meno vero che noi siamo fatti e continuiamo a farci con i nostri ricordi (oddio, la frase suona equivoca, ma tant'è!).
Così ho deciso di non uscire da qui senza prima lasciare un segno, una specie di graffio su un muro davanti al quale (peraltro) non credo davvero passi mai nessuno. Ma magari capiterà a me, di tornare qui, in questa desolazione. E vedere il graffio - già lo so - non mi dispiacerà. Perchè mi ricorderà che - con la dovuta eccezione rappresentata dalla teca cranica del Trota - dentro ogni nulla, in definitiva, si finisce sempre per trovare qualcosa.
Hasta luego y mucha suerte, mujeres y hombres.

10 commenti:

  1. ...e invece qualcuno è passato di qui, apprezzando l'eleganza e la misura del tuo scritto, condito nei modi e nei tempi giusti di un'opportuna ironia. Quell'accenno finale al Trota è davvero il colpo dell'espada.
    indi per cui, fosse pure per un solo lettore - ma credo che ne verranno altri - ti toccherà continuare. Il web, d'accordo, è pieno di luci, musiche, stelline colorate, logorree autoreferenziali, smancerie ricambiate, nella finalità di riempire di quanti più commenti possibili le rispettive farneticazioni.
    Vogliamo lasciargli campo libero, senza almeno provare a fare resistenza?

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    1. Passi pure per il "resistere resistere resistere", ché in effetti dell'epidemia egolatrica che infuria in cielo in terra e in ogni luogo e finanche sul web davvero più non se ne può! Ma il "ti toccherà continuare" proprio no, mio caro amico: prefigura e integra scenari del tutto incompatibili con i principi da tempo posti a caposaldo della mia filosofia esistenziale, per praticità riassunti nel lemma fankazzismo (insulso e greve, je le sais. Ma nun me vie' de mejo). Insomma, come mi capitava di dire ai tempi di Splinder, c'è troppo da leggere, per trastullarsi con lo scrivere. Ciò non di meno, messere, ti sono grato per la visita, che mi ha dato modo di fare un salto nel tuo quartierino e visitare con diletto il conturbante boudoir di Kim e il giro armonico dai ritmi in levare del Platonico Folk: c'è buona stoffa e buona mano, nel tuo atelier di parole. Un ottimo motivo per tornarci, almeno per chi come me ama il buon artigianato. Grazie ancora per il passaggio e il graffito e continua "nell'opra tua", che ne val la pena.

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  2. Noi la amiamo teneramente, questa traccia di bodeguita.
    E attendiamo, in fiduciosa inarcatura di pensieri.
    zena

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    1. Eccola, l'amatissima Signora di tutti gli argini e i margini, ineffabile quanto impareggiabile cantora dei fiumi carsici di ricordi e sentimenti che danno vita e senso al viaggio incerto delle "animule vagule blandule" che siamo. Ogni tanto, Zena carissima, penso con molto rimpianto a quell'incontro in terra mantovana saltato per un impedimento dell'ultim'ora (un impegno del fortunat'uomo al seguito o alla guida di una qualche compagine di baldi e forzuti giovani, se non ricordo male). Come fu come non fu, si finì per non stappare quella bottiglia di rosso che già pregustavamo. La mia (a te) ben nota neghittosità ha poi fatto il resto. Ma, come sai, perdersi talvolta è più difficile che trovarsi, n'est pas? E dunque quella bottiglia prima o poi finiremo per berla, sulle rive del grande fiume oppure qui, nell'immutabile Città che ha visto tutto e tutto continua a guardare con occhi sornioni. I'm so confident! Anzi, di più: ne sono certo. Ti abbraccio forte, ma forte davvero

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  3. Torna presto torna presto torna presto, non fa fine, si sa, andarsene così.

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  4. Signor GiorgioFlavio, anche nell'assenza lei sa essere presente. D'altra parte gli incontri dilazionati sono quelli che si ricordano di più.
    :)
    zena

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  5. All'esimia scrittora: Ih, e già sta fresca, lei, che mi rimetto a pesticchiare sui tasti storie e storielle, abbarra abba'! Lo sa che fondamentalmente alla tastiera io preferisco la testiera, nel senso del letto. E poi sono solo un lettore e sugli scrittori la penso esattamente come Troisi: sono troppi, e io uno solo. Perciò si metta l'anima (se ce l'ha: la questione risulta ancora piuttosto controversa...) in pace, chi a torrare no bi torro. E pazienza se non fa fine: alla fine, chi nasce in bidde montagnine (e io, modestamente, lo nacqui) quel filino di grezzitudine non lo perde mai, come peraltro sa benissimo anche lei, nonostante abbia avuto la bella pensata di andarsi a raffinare (manco fosse petrolio!) niente po' po' di meno che nel nido dei corvi!

    Alla Signora degli Argini e dei Margini: Lo vede? Lei sì che sa cos'è la classe! Ma lei, come avrebbe detto il poeta, "è gente di pianura" e per giunta ha il Grande Fiume che le scorre accanto, mica il Cedrino o il Rio Liscoi. Altri livelli e altre categorie, amica mia, se lo lasci pur dire...

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  6. Sto pensando che questo luogo manca, proprio come un appuntamento necessario.
    Su, dia qualche segno di vita:)
    Non si è avuto il coraggio, qualche settimana fa (un giorno di fretta, a Roma, per impegni maritali), perché si temeva di disturbare.
    Un saluto grande
    zena

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  7. E non si fa così, perdindirindina, mia cara Signora di tutti gli Argini e Margini! Proprio non si fa. Magari poi la sorte - travestita, che so?, da attacco influenzale, o da impegno assunto in precedenza o da una temporanea assenza dalla città o con indosso un'altra qualunque sembianza tra i miliardi del suo guardaroba - si sarebbe messa per traverso. Ma lei - perdincibacco! - doveva pur provarci, a sfidarla, facendo "cucù" per farmi sapere della sua discesa nell'Urbe. Capisco la fretta, e arrivo pure a figurarmi la titubanza del "chiamo o non chiamo?", che spesso frena le persone che ben conoscono tutte le declinazioni della buona creanza. Ma "si temeva di disturbare", mia cara Zena, proprio non si può sentire, e so bene che - se appena ci pensa - non farà fatica a convenirne.
    La perdono solo in ragione dei sentimenti che le porto e del molto che le debbo, a patto che mi rassicuri sul fatto che la prochaine fois la parola "disturbo" non le sfiorerà non dico l'anticamera, ma neppure il viale d'accesso a quella specie di Wonderland che è la sua materia grigia.
    Ciò detto, le sono davvero grato - e molto - per la tenacia della sua amicizia e del suo affetto, che meriterebbe ben altro premio che la mia neghittosa cialtroneria. Gli è, però, che soltanto l'idea di riaprire la "bodeguita" dei contos, foss'anche per un giorno al mese, mi fa fatica: chi come me consuma l'intera (uso l'aggettivo nella pienezza letterale del suo significato) giornata a scrivere - non importa cosa - considera l'idea di continuare a farlo nel suo tempo libero (?), foss'anche per diletto, più o meno come una zanzara considera lo zampirone (e lei che in riva al Grande Fiume con le zanzare ha qualche dimestichezza, sa bene come i piccoli vampiri volanti considerino le spirali di piretro...).
    Per quanto (lo confesso) un po' dolga anche a me, giusto e soltanto perché la bodeguita annoverava, tra i suoi pochi frequentatatori, persone eccellenti (lei ne è l'esempio preclaro) con le quali era davvero piacevole bere un bicchiere e tirar su qualche ciacola, lo spaccio di parole rabberciate e messe insieme alla meglio rimane chiuso, e lo resterà chissà fino a quando.
    Ma questo è solo un dettaglio, cara Zena: restano aperte, anzi spalancate, l'amicizia, la stima e l'ammirazione che le porto. Dove potrà entrare ogni volta che vorrà, senza nemmeno bussare: veda di ricordarselo, quando ripasserà di qui...
    Un abbraccio grande e forte

    gf

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  8. Piace ritornare...
    mammamia: due anni passati e la vita rovesciata come un calzino, due mesi dopo l'ultimo passaggio.
    Il fortunat'uomo è volato in un altrove che mi auguro dolcissimo.
    un abbraccio d'affetto.
    zena

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